Autolesionismo e violenza, cresce il disagio tra i giovani
Esperti a confronto al convegno organizzato in Questura a Pavia dall’Ordine dei Medici
Un fenomeno in crescita, che la pandemia di Covid-19 ha reso ancora più acuto. Ha numeri preoccupanti e aspetti ancora oscuri il disagio dei più giovani, oggetto del convegno organizzato ieri dall’Ordine dei medici di Pavia nell’aula magna della questura. All’incontro hanno partecipato anche un centinaio di studenti delle scuole superiori pavesi, che hanno riempito la sala insieme ad altrettanti medici e psicologi.
Autolesionismo e comportamenti pericolosi esasperati dai social, ma anche droghe assunte sempre in più tenera età e atteggiamenti violenti senza alcun motivo apparente. Sono soltanto alcuni dei rischi che corrono oggi i giovani pavesi, una platea che comprende circa 24 mila ragazze e ragazzi tra i 10 e i 14 anni.
«È necessario ascoltare di più i giovani per comprendere i motivi che li spingono a certi comportamenti – sottolinea Claudio Lisi, presidente dell’Ordine dei medici di Pavia –. I ragazzi ci sono e vogliono dire la loro, come dimostra anche l’intervento della studentessa che ha preso la parola nel corso del convegno: sono i giovani stessi che ci devono aiutare a scoprire quelle difficoltà che per noi adulti è complicato comprendere».
Al convegno organizzato dall’Ordine dei medici, infatti, hanno partecipato anche un centinaio di studenti degli istituti Cairoli, Copernico e Apolf. E anche loro hanno ascoltato gli interventi dei relatori, dal sociologo Carlo Buzzi al giornalista Maurizio Tucci, che ha presentato i risultati di un’indagine realizzata con questionari anonimi distribuiti nelle scuole, secondo cui 7 ragazzi su 10 si dicono infelici. Molto seguito dai più giovani anche l’intervento di Martina Mensi: il medico del Mondino ha parlato anche dei nuovi disturbi alimentari che si stanno affiancando a quelli “classici” come anoressia e bulimia, dall’ortoressia nervosa (cioè all’esasperazione del mangiar sano) fino alla vigoressia, che porta i ragazzi a volere fisici scolpiti e a disperarsi se la palestra è chiusa. E poi ci sono tutti i fenomeni di autolesionismo, che 1 ragazzo su 6 ha vissuto almeno una volta nella vita (secondo i dati forniti da Lavinia Barone, ordinario di psicologia dell’Università di Pavia). Tutte manifestazioni di un disagio reso più acuto dalla pandemia. «Le segnalazioni dei sanitari che lavorano nei servizi di neuropsichiatria ci dicono che dopo il Covid l’accesso a questi servizi è aumentato – ha spiegato Ilaria Marzi, direttore sociosanitario di Ats Pavia – soprattutto per eventi di tentato suicidio e autolesionismo». Simone Feder, invece, ha raccontato la sua esperienza alla Casa del Giovane. «Non avevamo mai avuto ragazzini di 14 anni in comunità, oggi invece è piena – ha raccontato lo psicologo – Questo è un termometro che sicuramente segna febbre alta».
Ma per intercettare il disagio dei più giovani bisogna andare ad incontrarli nei luoghi giusti, prima di tutto in strada. E saperli ascoltare, come hanno sottolineato anche don Franco Tassone, l’assessore comunale Giampaolo Anfosso e Giulia Castellani di Asst Pavia. Insomma, forse per risolvere i problemi legati al disagio giovanile bisogna prima guardare alle difficoltà degli adulti. Perché, come diceva il fondatore della Casa del Giovane don Boschetti «saranno i giovani che salveranno i giovani, e gli irrecuperabili non esistono».